Tema.0

 

Da quale parte del mondo
sorgerà mai l’impulso alla verità?

 

 

 

La sfera della poesia non si trova al di fuori del mondo, come una fantastica impossibilità di un cervello poetico: essa vuole essere l’esatto contrario, la non truccata espressione della verità.

Nietzsche

 


 

Pandemia nasce così, chiedendosi quanto l’arte abbia a che fare con la ricerca della verità e con l’essenza delle cose. Quanto sia disposta a spingersi ai confini della vita, a costo di ritrovarsi faccia a faccia con il vuoto. Quando l’arte chiama la vita, quando la vita chiama l’arte e quando insieme cercano la verità?

 


 

 

 

Tarta Veritas

Video di Daniele Zen e Vernante Pallotti

Voce di Giulio Cavazzini

 

 

 

 

 

INDICE 

giugno 2021


Siamo stanchi di tante / parole stuprate

Veronica Colombo


La verità

Francesco Zannini


In un bar di Lugano 

Beatrice Vandi


La verità è ovunque 

Matilde


Monologo del non so #2

Beatrice Vandi


Non so cosa mi lega a te ogni giorno

Maria Chiara Arduini


Senza nome 

Pietro 


È così che si ritorna all’alba

Maria Chiara Arduini


Sublime – Iperboreo 

Riccardo Ricca 


Verità fai male ti ho amata 

Veronica Colombo


La verità è una via di uscita

Ginevra


Tornare a scrivere stasera è tornare ad amare

Maria Chiara Arduini


La verità va sempre a galla

Bianca


Poesia

Riccardo Clemente


L’universo 

Margherita


Colonne d’Ercole

Davide Rondoni


Right – Wrong

Vitali Studio


Ho lottato tutta la vita

Gianfranco Lauretano


 

 

 

 

 

Tema.0  

Da quale parte del mondo
sorgerà mai l’impulso alla verità?

 

 

Siamo stanchi di tante parole stuprate

Veronica Colombo 

 

Un ghigno ci storta la faccia

la vita è tremenda

la morte distratta

e tu non volgi gli occhi tuoi.

 

Non tornerò

dai campi del bosco

dalla pazza esistenza

di mille barche.

 

Un pesce cieco

si asciuga la bocca

tu stiri le lenzuola

sporche di carne.

 

Un coltello tra i seni

magri e le gambe

spaccante in due

su questo letto di plastica.

 

Siamo stufi della donna

di Dio e dell’arte

e la misericordia

ci fa pietà.

 

Siamo stanchi di tante

parole stuprate.

 

 


 

 

La verità

Francesco Zannini

 








In un bar di Lugano

 Beatrice Vandi

 

Molte volte ho pensato all’aspetto

di cose che dicono semplici e chiare

cercando alla luce di rigidi schermi,

sirene di terre promesse lontane.

 

Anni tremendi lanciati in attesa sublime

di dire con voce appassita alla fine:

La chair est triste et j’ai lu tous les livres

hélas al pari d’un’acqua che genera arsura.

 

Ora so, legger quello che basta

a conoscere il mondo non serve,

è vedere chi ami ferire ed amarlo

sconfiggere la morte per sempre.

 

La verità in quel bar di Lugano

era mite ai poeti, una piccola e rossa

tazzina accanto lo zucchero bianco,

agli occhi d’un uomo che per il dolore

di vita nel cosmo ha parole di figlio.

 

Nella nudità delle cose che splendono

ho visto poeta esser uomo comune

con passo lieve in terra umile stilla,

rugiada che fa delle foglie, dell’erba

nascosta, preziosa creatura.

 

 


Monologo del non so #2

Beatrice Vandi

 

Ho dimenticato come ci si inginocchia come

Essere umile devota una terra umida nera io

Ho dimenticato di chiedere perdono ogni ora.

 

L’ultima vera richiesta d’aiuto io non la ricordo,

Una e a misura di tutte le cose non è la mia vita

Anche ora: o dico io sempre o finisco muta.

 

Tutto in me eccede oltre il verso non so come

termina e dove comincia il mio dire, se poi

veramente ho qualcosa da dire io penso di sì.

 

 


 

 

Non so

Maria Chiara Arduini 

 

Non so cosa mi lega a te ogni giorno

Non so se sia solo il nonamore di questi anni

 

Non si chiama paura la luce che si spegne

anche oggi nei tuoi occhi che non sono mai stati

nient’altro che casa – accolta ogni sera d’estate

 

Ma non avere tempo per fare silenzio

Non parole a ripetere ancora

esser viva è sempre vissuta violenza.

 

Verità è questo 

Mescolarsi di amore e di niente

 

 

Mi sento poeta a poetizzare la vita

Che tutto sia più nel profondo

Questa verità me l’ero immaginata diversa

Con meno oscurità sulle spalle.

 

 


 

 

Senza nome

Pietro

 

foto di Giulia Sala

 

 


 

 

È così che si ritorna all’alba

Maria Chiara Arduini

 

Come la prima volta che mi hai baciato

Avevi l’indecisione di un bambino

Che scrive ‘io’ e non l’aveva mai fatto 

 

È amore per la vita cercare nel profondo

Non arrivare a dire sì a nessuno

Solo all’attimo prima di una poesia

Un incastro mancato di verità e vuoto

 

Ogni parola un passo più vicino

Al vero vuoto che vedo

La vanità del mio sguardo, il tuo sguardo

Il mare che non vuole morire.

 

 


 

 

Sublime – Iperboreo

Riccardo Ricca

 


 

 

Verità fai male

Veronica Colombo 

 

Verità fai male, ti ho amata

anche quando senza amore

scoprivi la schiena di ghiaccio.

 

Ti ho amata, eri l’inferno

e per amore tuo

rifiutavo ogni altro.

 

Ti ho scelta, forma

scostante, perché senza corpo

cambiavi la voce.

Perché il tuo è l’unico

dolore che

riconosco.

 

Eri per terra, una strada gelata,

il mio corpo e la gabbia

della mia testa.

 

Sei il binario che fisso

ogni mattina e dice

dalla vita non scappi.

 

Ti ho amata perché non sei qua

tra la carta

perché sei la vita e la morte e nient’altro.

 

E il tuo vero nome

io non lo conosco.

 

 


 

 

La verità è una via d’uscita

Ginevra 

 

foto di Giulia Sala

 

 


 

 

Tornare a scrivere stasera è tornare ad amare

Maria Chiara Arduini 

 

Tornare a scrivere stasera è tornare ad amare

Mi mancava essere malata – invischiata

Nel groviglio del mondo

 

Stasera tornare è tornare a casa

Avere una porta da aprire

Dire – entra anima mia

Era da un po’ che te n’eri andata

 

Stasera è avere un letto

Chiedere alla vita la violenza della lotta

Una tregua di carezze

 

È la fine del giorno e tu sei qui

Ho lasciato andare il flusso

Ho partorito il mio dolore

 

Dire – grazie anima mia

Stasera addormentati con me in un abbraccio.

 

 


 

 

La verità va sempre a galla

Bianca

 

foto di Giulia Sala

 

 


 

 

Poesia

Riccardo Clemente

 

Poesia,

spacca ogni criterio

tutti i mari crocifiggi

      e culla

dentro un calice di sillabe.

 

Posare una parola

       ancora fumante di sangue

                  odorante di vita

direttamente fuoriuscita dalle vene

 

come pietra prima di una cattedrale,

      ogni volta

             sentire il peso

                   degli universi concentrati

                            in un punto.

 

Esplode nel mio segreto

            una primavera di occhi.

Sottomesso al bastone di un fuoco antico 

            lui mi guida,

la dura pelle della vita trivellata

           poi, bere il suo petrolio

 

Scrivere è vedere

in come imprevedibili,

 

cucirsi addosso una sete di?

 

Scrivere ossia

    sono Menade, Sibilla,

            Isaia e Malachia

Sono offrire doni non miei

                 perché parlo cose

che non so

                ma riconosco:

 

sanno di assoluto.

 

Dire è dire

Tutto ciò che siamo, non siamo? Mai.

C’è invece

    risplende

        qui

ogni angolo del mondo

perché il nostro tutto è

    nel particolare più rotto

        e il polline sul vetro, una formica sopra un dito

          sarà la Tenerezza o la Morte.

 

L’ineffabile stesso conosce

queste nostre vie incapaci

di soluzione, abita

i nostri sentieri  

senza dire il suo nome.

 

Malato di luce

         Nel cuore della notte

              il poeta è una ferita.

 

Dalla piaga gocciola

    una verità sporca di cielo,

                             un demone segreto

la detta,

 

    canta la tua danza

            sei tu

 

Poesia

 

 


 

 

L’universo

Margherita 

 

foto di Giulia Sala

 

 


 

 

Colonne d’Ercole 

Davide Rondoni 

 

Colonne d’Ercole nei tuoi occhi amore mio

sul delicato battito

del polso, e per aria sospese nello spazio

in cui ti volti e lo abiti e disabiti 

e mi perdo – segni 

invalicabili del silenzio nel tuo

silenzio, e sulla fuga degli alberi 

dal treno, colonne d’Ercole ovunque

per l’uomo che ama, e sempre più 

esperto trema, trema, un’aria

bambinesca non gli scema

da addosso, lui le indica quasi

le accarezza nel cielo e 

 

le supererà senza accorgersene

seguendo i tuoi passi fischiettando

sommesso, e mormorando ovunque:

Amore guardami, guardami adesso…

 

 


 

 

Right – Wrong

Vitali Studio


 

 

 


 

 

Ho lottato tutta la vita

Gianfranco Lauretano

 

Ho lottato tutta la vita contro l’affermazione che la verità è relativa. Mi sembrava contenesse la sua stessa negazione. Confondevo però “relativa” con “relativismo”, supponendo a torto che la prima parola fosse la porta d’ingresso per la seconda. Ma, come al solito, gli “ismi” non funzionano: tutto ciò che termina in ismo, nella storia, si è dimostrato fallace. Invece, semplicemente, dire che la verità è relativa è affermare che non è statica. Non tanto che essa sfuma in molteplici affermazioni (già è troppo dottrinario…), ognuna equipollente e ognuna contrapposta: la verità così sfocia nell’entropia e nella sterilità. Tante monadi immobili non relate, appunto. Invece dire che la verità è relativa equivale a dire che essa è in relazione: agli incontri, al tempo, persino ai luoghi. Non che muta contraddicendosi, ma che si muove e si rimette in gioco (e alla fine opera i suoi effetti) relativamente a. Anzi, direi che proprio questo è un test: la verità esiste non se cambia col cambiare delle condizioni, ma se vale in ogni condizione. In questo senso è relativa.

Il poeta milanese Milo De Angelis una volta ebbe a dirmi (credo l’abbia anche scritto da qualche parte) che la verità è tragica. Essendo la tragedia classicamente il punto di non ritorno, l’attimo in cui una cosa si fissa nell’immutabilità indiscutibile (la morte in questo senso è tragica), la verità è tragica perché assume proprio queste caratteristiche. Dire la verità, scoprire la verità, incontrare la verità sarebbe perciò tragico. Da quel momento è così e basta. Credo che sia un esempio chiaro di un’idea statica della verità. Monolitica. La norma, la sentenza della sibilla che ha sempre, appunto, un alone di tragedia. 

Non così la nostra verità-che-è-relativa. Intanto, per incontrarla, devo muovermi, agire. Con la mente e col corpo, direi proprio. Giovanni Pascoli, poeta che sta al confine tra la tragedia classica e lo stupore romantico, chiamava la verità “cose lontane” (v. la poesia Nebbia) e diceva, con geniale colpo d’ala poetico, che quelle cose lontane “vogliono ch’ami e che vada”. Non so come dire meglio di lui l’effetto prodotto dalla verità: amore e movimento, mossa di tutto l’essere. Come mossa è la verità. L’effetto che fa l’incontro con la verità è pascolianamente il contrario della staticità. Quando incontri la verità ti vien voglia di vivere e amare.

Dunque la verità (poetica, filosofica, umana) non sta in una sentenza tragica ma in uno sguardo che ci guarda continuamente e da tutte le condizioni. Mi colpisce il fatto che la parola usata da Dante Alighieri più volte nella Divina Commedia sia “occhi”: non me l’aspettavo, avrei detto, non so, “amore”, “cielo”, “Dio”, parole che invece nella classifica lessicale dell’opera vengono dopo. Una prova ulteriore che la verità non sta mai ferma, esattamente come funziona lo sguardo che scopre sempre (sempre!) che tutto ciò che cerca di fissare non sta fermo. Pensiamo appunto a Dante alla fine della Commedia, quando tenta di fissare dopo tutto quel viaggio la verità, Dio, e scopre solo una gran circolazione, un movimento che non sta fermo neppure nel ricordo. L’esigenza fondamentale della verità, dunque, è la sua continua attualizzazione. In questo stanno la cultura e l’arte, la vicenda del pensiero e della bellezza. Il tempo è il test di ciò che è vero.