La mia pena è durare oltre quest’attimo
La mia pena è durare oltre quest’attimo

La mia pena è durare oltre quest’attimo

Pandemia ha deciso di dedicare un intero anno, il 2023, al tema «La mia pena è durare oltre quest’attimo», tratto dall’ultimo verso della poesia Aprile-Amore di Mario Luzi.

Durante questi mesi si terranno delle iniziative di diversa natura: laboratori, incontri con autori che serviranno ad approfondire il discorso sul tema. Tra maggio e luglio, ogni mese sarà dedicato a un’arte (poesia, musica, arti visive).

Al termine dei mesi dedicati al tema organizzeremo un evento conclusivo che servirà a tirare le fila di quanto emerso nei mesi precedenti, sarà un’ultima occasione di incontro e confronto tra i vari artisti che avranno partecipato e tra chiunque avrà seguito il tema.

 

 


 

 

In ottica di avvicinamento al tema, Pandemia nel 2022 ha già organizzato due incontri presso lo studio artistico Bellerio 40, dove lavorano alcuni degli artisti dell’associazione.

 

Durante il primo incontro è stato presentato il libro di Paolo Zani Il corpo e lo spettro (Donzelli), scritto in collaborazione con un gruppo di ragazze e ragazzi di Roma che si sono interrogati sul concetto di dolore e di felicità utilizzando il filtro storico della Pandemia.

 

Il secondo incontro è stato una serata cineforum che Pandemia ha organizzato in collaborazione con Eclettica, casa di produzione indipendente milanese. Sono stati mostrati tre cortometraggi scelti a partire dal tema, e in seguito si è dato spazio al pubblico per aprire una discussione sulle ragioni per cui erano stati selezionati proprio quei tre cortometraggi e sul significato di ciascuno dei tre.

 

 


 

 

Traccia del tema 

 

L’attimo di cui si parla è l’attimo in cui un soffio di primavera basta a suscitare in noi quell’amore che dà speranza. È l’attimo in cui esiste una verità riconoscibile nelle cose reali, dentro e al di fuori di noi. Questa verità, dice Luzi, si raggiunge grazie a un altro: «ora da te mi torna fatto chiaro». Ma all’attimo in cui l’amore diventa fatto chiaro, illumina la vita, segue un tempo fatto di tutti gli attimi dopo, che si misura non come momento ma come durata. La durata è la vita che prosegue oltre quell’istante.

Anche la gioia nella vita deve scontrarsi con l’istante che segue quello della gioia stessa, ed è un istante spesso doloroso proprio perché incapace di durare, perché nonostante tutto si è costretti a «imparare e dimenticare mille volte». Se si può dire di un uomo “è felice”, in questo verso è racchiuso con cosa deve fare i conti questa felicità.

Il tema che proponiamo in questi mesi a partire da tutto questo è l’attimo e la pena che lo segue, la gioia e la possibilità della sua durata.

 

 


 

 

Il pensiero della morte m’accompagna
tra i due muri di questa via che sale
e pena lungo i suoi tornanti. Il freddo
di primavera irrita i coloni,
stranisce l’erba, il glicine, fa aspra
la selce; sotto cappe ed impermeabili
punge le mani secche, mette un brivido.

 

Tempo che soffre e fa soffrire, tempo
che in un turbine chiaro porta fiori
misti e crudeli apparizioni, e ognuna
mentre ti chiedi che cos’è sparisce
rapida nella polvere e nel vento.

 

Il cammino è per luoghi noti
se non che fatti irreali
prefigurano l’esilio e la morte.
Tu che sei, io che sono divenuto
che m’aggiro in così ventoso spazio,
uomo dietro una traccia fine e debole!

 

E’ incredibile ch’io ti cerchi in questo
o in altro luogo della terra dove
è molto se possiamo riconoscerci.
Ma è ancora un’età, la mia,
che s’aspetta dagli altri
quello che è in noi oppure non esiste.

 

L’amore aiuta a vivere, a durare,
l’amore annulla e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera,
che un soccorso s’annunci di lontano,
e in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.

 

La mia pena è durare oltre quest’attimo.

Mario Luzi, Aprile-Amore

 

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